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14 dicembre 2001: DIGIUNO E PREGHIERA PER LA PACE

L'APPELLO DI GIOVANNI PAOLO II

L'APPELLO DEL SUPERIORE GENERALE DEI PASSIONISTI

NOTA DELL'UFFICIO CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL VATICANO

NOTA DELL'AGENZIA SIR

MESSAGGIO PER LA PACE (SIR)

"QUASI UNA SVEGLIA PER UNA CHIESA UN PO' STANCA"

IL SIGNIFICATO DEL DIGIUNO

Per la giornata indetta da Giovanni Paolo II,
Il Superiore Generale dei Passionisti invita a partecipare al digiuno e alla preghiera per la pace

 Cari Confratelli,
Noi della Congregazione della Passione di Gesù presenti in numerosi paesi del mondo in comunione con tutta la Famiglia Passionista composta di religiosi, monache di clausura, religiose e laici, ed in unione con tutte le Congregazioni religiose cattoliche di fratelli e sacerdoti, aderiamo all’appello del Santo Padre, Giovanni Paolo II, che chiede a tutti di pregare e lavorare per la pace e per il reciproco accordo tra le religioni. In particolare invito tutta la Famiglia Passionista a partecipare alla giornata di digiuno del 14 dicembre e alla giornata di preghiera del 24 gennaio proposte dal Santo Padre.

"Fu rivolta a Giona la parola del Signore. Giona si alzò, cominciò a percorrere la città e predicava: "ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno. Il re si tolse il manto e si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato un decreto: ‘Uomini e animali, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio si impietosisca sì che noi non moriamo?’ Dio vide le loro opere buone e che si erano convertiti e si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece". (Gn. 3,1-10)

Digiuno, preghiera, conversione, per invocare il Signore perché liberi l’umanità dall’attuale momento di violenza e di guerra. Condanniamo con la Chiesa in modo deciso e chiaro ogni ricorso al terrorismo. La vera religione promuove la pace, la comprensione reciproca, la riconciliazione e la risoluzione non violenta dei conflitti. E’ da condannare inoltre l’uso del nome di Dio per giustificare la violenza così come vanno respinti tutti i fondamentalismi religiosi e non. Ma va ricordato che il fondamentalismo trova consensi nel popolo e adepti fino al suicidio, per la presenza di ingiustizie e soprusi.

Invito pertanto tutti i religiosi, la Famiglia Passionista e tutti gli uomini di buona volontà, in qualunque parte del mondo si trovano a vivere ed operare, ad unirsi nell’impegno continuo e determinato per sradicare la povertà, l’ingiustizia e l’emarginazione.

Preghiamo perché il Signore apra la mente ed il cuore dei responsabili politici del mondo intero affinché usino tutti i mezzi possibili per evitare il ricorso alla guerra quale strumento per risolvere le divergenze. Non è possibile continuare con la vendetta che chiama vendetta e con le ritorsioni, quasi a voler pareggiare con esse il numero dei morti delle parti in contesa, come sta succedendo tra Palestina ed Israele. Ma per scoraggiare questa logica è necessario convertire mentalità e cuori al rispetto delle ragioni e della vita dell’altro, al dialogo e al perdono. Sembrano obiettivi irraggiungibili oggi per il nostro mondo prigioniero di se stesso e della sua logica di morte: unica via di uscita è l’intervento di Dio, fonte di vita. Come è attuale la nostra vocazione e come può fermentare il nostro impegno il tema dell’ultimo Capitolo generale: "Passione di Gesù, passione per la vita"!

Imploriamo Dio, con la giornata di digiuno e con la preghiera che "salirà incessante a Dio dalla Chiesa" (At. 12,5) come nella primitiva comunità cristiana per liberare Pietro prigioniero, perché spezzi le catene del cuore e dell’orgoglio e riporti l’uomo alla libertà della ragionevolezza e della comprensione reciproca.

Ma non c’è autenticità di rapporto con il Signore se il digiuno e la preghiera per implorare la pace non ci spingono ad atti concreti di carità: "ciò di cui ci si priva nel digiuno potrà essere messo a disposizione dei poveri, in particolare di chi soffre in questo momento le conseguenze del terrorismo e della guerra". La condivisione sarà un gesto di speranza e di vita.

S. Paolo della Croce ci apra gli occhi perché possiamo vedere il nome di Gesù scritto sulla fronte dei poveri e di coloro che soffrono.

Prima di terminare voglio esprimere ancora una volta, a nome di tutta la Congregazione, la nostra partecipazione al dolore delle famiglie e delle Nazioni vittime del terrorismo, della violenza e della guerra ed il nostro impegno ad essere portatori di consolazione e di riconciliazione, come lo fu il nostro Fondatore, e ad essere operatori di pace.

Roma, 9 dicembre 2001- II Domenica di Avvento
Memoria del Beato Bernardo Silvestrelli, C.P.

P. Ottaviano D’Egidio
Superiore Generale C.P.

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