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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it
 Pagina personale

“San Gabriele dell’Addolorata modello di vita 
per i giovani di oggi
.
Di padre Antonio Rungi


Comunicato stampa
Martedì
27 febbraio 2007, ore
12,00



“San Gabriele dell’Addolorata è un modello di vita per tutti i giovani di oggi, in quanto ha saputo coniugare la gioia e la voglia di vivere con la santità della vita”, è quanto ha affermato padre Antonio Rungi, superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, ricordando oggi la figura del giovane santo passionista, Gabriele dell’Addolorata. Nato ad Assisi i 1 marzo 1828, morì all’Isola del Gran Sasso (Teramo) il 27 febbraio 1862, ad appena 24 anni di vita, di cui solo sei trascorsi tra i Passionisti. Era entrato tra i religiosi fondati da San Paolo della Croce, il 21 settembre 1856, e l’anno successivo emette la professione religiosa, assumendo il nome di Gabriele dell’Addolorata, rispetto al nome di Battesimo Francesco Possenti, undicesimo dei tredici figli del Governatore Pontificio delle Marche, Sante Possenti. “Un santo eccezionale ed unico per molti aspetti –afferma padre Rungi – in quanto ha saputo coniugare la gioia della vita con scelte coraggiose come quelle di diventare religioso in una Congregazione molto rigida e severa. Provato dalla sofferenza, per la perdita di sette su 12 fratelli e della madre, nonché da varie malattie, Gabriele compresa perfettamente quale era la sua strada decise di lasciare il mondo e consacrarsi totalmente a Dio. Negli pochi anni che visse tra i passionisti realizzò in se stesso il grande progetto della chiamata alla santità. Le sue regoli morali e di comportamento oltre ad ispirarsi al Vangelo si riferivano alle costituzioni dei passionisti che aveva professato, tra cui anche il voto della Memoria della Passione del Signore e a titolo del tutto personale la Memoria della Madonna Addolorata alla quale era legato da una devozione filiale speciale. I suoi motti erano: Dio non guarda il quanto, ma il come; la perfezione non consiste nel fare cose straordinarie ma nel fare bene quelle ordinarie. E’ stato un giovane che ha fatto parlare il cuore ed i sentimenti. Alla scuola del compatrono della gioventù italiana sappiano imparare come amare la vita, la famiglia, la chiesa, le istituzioni civili, sappiano essere vicino alle sofferenze con la gioia del donare ciò che di meglio essi hanno, la freschezza e la sincerità, la spontaneità e la semplicità. E ciò soprattutto per quei giovani che hanno perso l’orientamento e non hanno punti di riferimenti nella famiglia e nella società”. 



Napoli,
27 febbraio 2007

L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti

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