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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it
 Pagina personale


Domenico


Eugenio

Roma. I Passionisti e l’ ecumenismo.
Di padre Antonio Rungi


Comunicato stampa
Giovedì
18  gennaio 2007, ore
08,00



Il dialogo interreligioso è stata una delle priorità individuate dall’ultimo capitolo generale dei passionisti, tenuto a Roma nell’ottobre scorso, e che impegnerà la Congregazione della Passione, fondata da San Paolo della Croce, nel XVIII secolo, per il prossimo sessennio. A conferma di una storia e di un impegno per i passionisti in questo campo che parte da molto lontano. Lo stesso San Paolo della Croce ebbe a cuore questo aspetto fondamentale della vita della chiesa e delle relazioni tra le diverse confessioni cristiane e con altre fedi. La storia dei Passionisti di tre secoli di vita è stata, infatti, contrassegnata da uno speciale impegno nel campo dell’ecumenismo. In modo particolare chi ebbe a cuore questo impegno apostolico fu il beato Domenico della Madre di Dio, nativo di Viterbo, ove ebbe i natali il 22 Giugno 1792. All'età di 22 anni lasciò il mondo entrando nella Congregazione dei Passionisti. Dopo il noviziato, compiuti gli studi, fu ordinato sacerdote e cominciò la sua opera di predicazione in Italia, ma soprattutto in Inghilterra. In questa nazione ricondusse alla fede cattolica innumerevoli fedeli, numerosi ministri per mezzo di lui abbandonarono lo scisma, tra questi merita speciale menzione il celebre Giovanni Enrico Newman, che nelle mani del beato Domenico fece il solenne rifiuto. Per questo suo zelo teso alla conversione dell'Inghilterra, il beato Domenico, meritò di essere encomiato da Leone XIII, che conobbe di persona il beato quando era Nunzio Apostolico a Bruxelles, anche S. Pio X fece una speciale menzione del Beato Domenico in un Breve al superiore del Sulpiziani (2/2/1911) ammirandone l'ardore fedelissimo. Egli fu uomo di vasta erudizione, come evidentemente dimostrano le molte sue opere filosofiche, teologiche ed ascetiche. Fu sempre amante tenerissimo della Madre di Dio, dalla quale come lui stesso afferma nella sua autobiografia, ripeteva ogni grazia a favore celeste: quello soprattutto di essere mandato a predicare la fede cattolica tra i popoli protestanti. La sua morte fu quella di un vero Apostolo, accadde a Reading (Inghilterra) durante un viaggio da lui intrapreso per la gloria di Dio e per la salute delle anime, il giorno 27 agosto 1849. Il suo corpo è sepolto a Sutton-Oak nel ritiro di S. Anna, presso Liverpool. 
Altro esempio di impegno ecumenico, soprattutto con gli ortodossi fu il Beato Eugenio Bossilkov, morto martire per la fede, nel 1952, in Bulgaria. Vincenzo nasce a Belene (Bulgaria) nel 1900. La sua famiglia appartiene alla minoranza cattolica di rito latino nella diocesi di Nicopoli. A 11 anni viene mandato a Ores, nella scuola dei Padri Passionisti. Qui nasce la sua vocazione che verrà coltivata con dieci anni di studio in Belgio e Olanda. Entra nella congregazione con il nome di Eugenio e diventa prete in Bulgaria. Studia poi ancora a Roma. Tornato in patria rinuncia a tutti i compiti diocesani per dedicarsi a ciò che sente come la propria vera missione: spiegare la Croce ai contadini nella loro lingua. Nel 1944 viene nominato vescovo di Nicopoli, in uno Stato (la neonata repubblica popolare di obbedienza staliniana) avverso alla religione. Riesce ancora nel 1948 a recarsi a Roma da Pio XII. Poi si avvia il meccanismo di confische, espulsioni, ordine di allinearsi a una «Chiesa nazionale» vassalla del regime, di rinnegare il Papa. Ma Eugenio si oppone. Questo causerà l'arresto nel luglio 1952, la tortura, il processo-farsa, la condanna a morte e l'uccisione nel carcere di Sofia, in segreto. Il suo corpo viene gettato in una fossa comune. Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 15 marzo 1998.
Due esempi di religiosi passionisti, oggi beati, che ebbero a cuore la problematica dell’unità dei cristiani e per questo scopo lavorarono moltissimo nelle loro rispettive nazioni di apostolato o di origine. Due esempi ai quali si ispirano i passionisti di oggi perché la priorità del dialogo interreligioso possa davvero impegnare i figli spirituali di San Paolo della Croce che, dovunque sono oggi, ed esattamente in 57 nazioni, sono in costante contatto con tale problematica, con la quale è necessario confrontarsi, ma anche cercare vie di soluzione concrete ad essa. Intanto, durante questo ottavario di preghiere per l’unità dei cristiani, i Passionisti si sentiranno particolarmente vicini a quanto oltre che pregare per questa causa opereranno a livello teologico, culturale, sociale, umano per potenziare il dialogo e giungere a scelte condivise almeno su alcuni temi di carattere generale, come la giustizia, la pace, la salvaguardia del creato, la difesa della vita, della famiglia e dei diritti fondamentali della persona umana.


Napoli,
18 gennaio 2007

L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti

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