Home Page passionisti.org

CONGREGAZIONE DELLA PASSIONE
Provincia Religiosa dell'Addolorata - DOL
(Basso Lazio, Campania e Vicariato in Brasile)
passionisti@passionisti.org

 BENVENUTO nella FAMIGLIA PASSIONISTA

San Paolo della Croce, il nostro FONDATORE

altre sezioni di www.passionisti.org

Linea di divisione

Bacheca di p. Antonio Rungi

SCOPO di queste riflessioni:
- offrire un contributo settimanale di attualità;
- sollecitare discussioni ed approfondimenti.

<<--- Vai al SOMMARIO



Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it
 



 

Testimoni. Baba Valentino Santoro, un missionario passionista in terra d’Africa con la vocazione ad una speciale santità.
di padre Antonio Rungi


Comunicato stampa
Mercoledi'
29 marzo 2006, ore 10
,00


E’ morto 16 anni fa. Per alcuni è un “santo”, del molti chiedono di avviare la causa di beatificazione. Me lo ricordava, nei giorni scorsi, Madre Gabriella, la responsabile della comunità monastica delle Carmelitane Scalze di S.Maria ai Monti in Napoli, che ebbe la gioia e la fortuna di conoscerlo personalmente e comprenderne la statura spirituale della vera santità. D’altra parte in contatto spirituale con la prossima beata “Madre Giuseppina di Gesù Crocifisso” delle Monache Carmelitane di Napoli, non poteva succedere altro.
Si tratta di Padre Valentino Santoro, grande missionario passionista in Africa, morto ad Itololo il 16 maggio 1990, all’età di 82 anni, dopo 42 anni di missione nel continente nero, partendo dal porto di Napoli, il 28 dicembre 1938 e giungendo in Tanganyika dopo oltre un mese di viaggio per mare. Si realizzava così il suo sogno da bambino di andare ad evangelizzare oltre i confini italiani, in quelle realtà delle chiese nascenti, allora, che oggi sono chiese consolidatesi ed affermatisi nel tempo. Passionista nel cuore, nelle parole e nei fatti, perché nutriva una speciale passione per la difesa dei più piccoli e per aiutare i poveri. L’Africa prima del secondo conflitto mondiale era un Continente disastrato, certamente non molto diverso da oggi, con qualche problema meno di ieri.
Era nato il 24 gennaio 1908 a Villa di Briano, provincia di Caserta, diocesi di Aversa. I genitori erano Generoso Santoro e Maria Elisabetta Dispotico. Viene battezzato con il nome di Armando il 6 febbraio dello stesso anno. Rimane ben presto orfano dei genitori e successivamente perde anche il giovane fratello maggiore, sposato. La sua infanzia la vive nella sua città natale, che tre anni orsono, ha dedicato al grande e apprezzato missionario passionista una piazza del paese, in segno di stima e di riconoscenza per aver portato alto il nome della Città ovunque egli è stato.
Ebbe occasione di conoscere i passionisti durante una missione predicata dai figli spirituali di San Paolo della Croce e ne restò affascinato, tanto da sentire nel tempo il desiderio di diventare uno di loro. E così avvenne. Frequentando il Convento dei Passionisti di Napoli, Santa Maria dei Monti, si confermò nel proposito, anche se la decisione non verrà subito, dovendo attendere un pò per iniziare ufficialmente il cammino vocazione alla vita consacrata. Inizia il noviziato a Pontecorvo (Fr), il 21 ottobre 1923, ove, allora, era avviato un fiorente noviziato della Provincia passionista dell’Addolorata (Lazio Sud e Campania). Ora è rimasto solo il Santuario della Madonna delle Grazie, in quanto l’antico e fatiscente convento, con la carenza delle vocazioni alla vita religiosa, non poteva essere mantenuto in efficienza. Attualmente ospita una struttura sanitaria privata, per malati di lunga degenza.
Con la vestizione aveva assunto il nome di Valentino, cambiando il nome di battesimo in quello da religioso, come si usava allora. Dopo l’anno di noviziato, padre Valentino emetteva la professione religiosa del voti di fare Memoria della Passione del Signore, specifico dei passionisti, e quelli generali di povertà, castità ed obbedienza, il 22 ottobre del 1924. Compie gli studi ginnasiali nell’alunnato di Paliano (Fr) e quelli liceali in altri conventi della Provincia dell’Addolorata, dimostrando, come già si era intuito nell’anno di noviziato, una spiccata propensione allo studio e all’approfondimento delle cose apprese. Stesso stile di serietà negli studi evidenziò nello Studentato Teologico dei Passionisti di Napoli, che frequentava, insieme agli altri confratelli in vista dell’ordinazione sacerdotale. Completati tali studi e passando attraverso le varie approvazioni canoniche, nonché attraverso la professione perpetua e il ricevere i vari ministeri minori e maggiori, fino al diaconato, fu ordinato sacerdote il 12 marzo 1932 a Napoli. Negli otto anni che lo separarono dalla partenza quale missionario in Africa, su suggerimento della “Monaca santa”, Suor Giuseppina, padre Valentino fu a servizio della Provincia come docente. Prima, nel Ginnasio privato dei Passionisti, a Calvi Risorta (Ce), poi al Liceo privato di Airola (Bn), infine come Direttore degli studenti teologi di Paliano (Fr). L’Africa sembrava allontanarsi, ma i disegni di Dio sulla sua vita era altri. E si realizzarono in breve tempo, non senza difficoltà ed ostacoli iniziali. E così arrivò il giorno per dirigersi dove lo portava il suo cuore di missionario del Vangelo della Passione, che si tradusse in Vangelo della vita e per la vita.
L’opera della chiesa cattolica in Africa, specialmente in Tanganyika, era allora a buon punto, in seguito al risveglio missionario che diede Benedetto XV, subito dopo il primo conflitto mondiale. Qui giunsero i vari istituti missionari, maschili e femminili, per portare avanti il primo annuncio e la promozione umana. I passionisti vi giungeranno successivamente, esattamente nella missione di Dodoma, che comprendeva un vasto territorio, costituito allora come Prefettura apostolica, il cui primo vescovo fu mons. Geremia Pesce (1908-1971), alessandrino d’origine, un ecclesiastico di grosso spessore umano e religioso. Fu lui ad incoraggiare e sostenere l’opera missionaria dei Passionisti in Tanganyika ed in particolare quella di padre Valentino Santoro. Da Dodoma partì l’esperienza missionaria dei Passionisti in Terra d’Africa, che si estese alle altre nazioni, fino a giungere oggi ad una consistente presenza autonoma, rispetto al passato, quando le missioni dipendevano dalle Province italiane o Europee. E padre Valentino ne fu uno dei maggiori interpreti se non il protagonista principale. In quarantadue anni di impegno missionario non solo realizzò opere di ogni genere, chiese, dispensari, ospedali, laboratori, strutture di accoglienza, ma portò alle popolazioni delle sperdute terre del Continente Nero Gesù Cristo, il suo messaggio di speranza, la voglia di cominciare un’avventura segnata soprattutto dall’amore verso l’uomo sofferente e bisognoso.
Persona di fede, uomo di preghiera, sacrificio e rinunce, dal volto gioioso e sorridente, dall’intelligenza viva ed operosa, da acuto scrutatore dei segni dei tempi e dell’animo della gente, con umiltà si rivolse a tutti in Africa o in Italia, perché facessero proprie le sue ansie missionarie e il suo impegno a favore dei poveri. A padre Valentino Santoro nessuno negava niente. In mano a lui, l’obolo più piccolo, diventava un oceano di speranza, tradotto in concreti gesti di umanità nella sua missione. Non lavorò solo, anzi la compagnia degli altri confratelli passionisti, delle suore e dei fedeli laici gli fu da sostegno e incoraggiamento specialmente nei momenti difficili della sua esistenza ed attività missionaria. E furono tanti, superati tutti contando su Colui che da sempre fu il primo ed indispensabile sostegno spirituale, Gesù Sacramentato, insieme alla Madre di Dio, alla quale era legato da una profonda e sentita devozione filiale.
Il riferimento alla spiritualità della croce era, come passionista, essenziale per la sua vita di consacrato alla Memoria della Passione del Signore, facendo tesoro degli insegnamenti del Fondatore, San Paolo della Croce, e traducendo il carisma di questo “genio dell’amore Crocifisso” in stile di vita.
Padre Valentino il volto di Gesù sulla Croce lo incrociò sempre, per un’intera vita e lo sguardo lo fissò continuamente su di Lui, dal momento che Egli si manifestava tra i più poveri dei fratelli di quella Terra d’Africa. Terra che fu un piccolo paradiso, fondato sull’amore e sul servizio all’uomo.
Mi sembra che la vita di questo grande missionario passionista in Tanganyika (oggi Tanzania) riproduca, nel XX secolo, alcuni tratti fondamentali dell’esperienza missionaria del grande Apostolo delle Genti: “Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza” (2Cor 11,26- 30).
Se una sintesi del profilo umano, spirituale e missionario si può esprime di padre Valentino Santoro, quella fatta dal noto scrittore cattolico, don Alessandro Pronzato, nel libro “Padre Valentino Santoro. Il Paradiso in Terra d’Africa” (Gribaudi Editore, Milano, 1996, pp.160) risulta essere la meglio espressiva della statura umana, spirituale, morale e missionaria di questo passionista. Egli ha lasciato un segno indelebile in quanti lo hanno conosciuto e di cui molti si augurano possa essere avviato il processo di beatificazione, prima che il tempo passi e scorrendo velocemente, spesso senza tenere in considerazione il passato e la storia dei grandi uomini, ne faccia perdere la memoria di tutto il bene operato a gloria di Dio, per la salvezza delle anime e per conseguire la santità. Carica di santità che portava dentro e manifestava, con dolcezza e semplicità, con la gioia vera e con la profondità del mistero, in terra di missione e nei suoi rari rientri in patria per esigenze varie.
“Padre Valentino Santoro –scrive Pronzato- è un missionario normale. Però, se ti azzardi a prendergli le misure, ti accorgi che non esiste il metro adatto, o, forse, l’abbiamo smarrito. Con lui la retorica non funziona. Le amplificazioni risultano stonate. I rigonfiamenti enfatici lo impoveriscono. La pubblicità lo renderebbe sospetto. In quasi tutte le testimonianze che ho potuto raccogliere c’è un termine che ricorre spesso: ‘esemplare’. Sì, mettiamoci subito d’accordo: padre Valentino è una figura esemplare nella sua ordinarietà. Nella crisi di modelli da cui siamo afflitti, lui è proprio il tipo che ci occorre. E anche, probabilmente, ci spaventa”.
Conoscerlo più a fondo aiuterebbe a comprendere meglio l’opera di questo passionista, educato alla scuola del Divin Crocfisso, sull’esempio di Paolo della Croce. Questo uomo di Dio può essere proposto come modello di vita missionaria ai sacerdoti, ai religiosi, ai fedeli laici e a quanti hanno a cuore davvero il bene dell’umanità, superando le barriere nazionali, continentali, razziali, culturali e religiose.
Il 2 marzo 1940, ad un anno dal suo arrivo in Africa, da Kondoa Irangi, scrive ad una monaca carmelitana di Napoli: “Il Signore mi ha portato in una terra dove si vive soltanto per Lui, per le anime e per il cielo, direi in un ambiente divino. Si sente perciò bisogno della grazia meritata e impetrata dalle anime buone, e tu sei una di queste…Non vorrei defraudare l’attesa di tante povere anime. Comprendo che, se non sarò santo non potrò fare niente di bene…Spero di poter fare molto bene e soprattutto di farmi santo”.
Padre Valentino fu e continua ad essere un modello di vita cristiana, religiosa e missionaria particolarmente significativo nel contesto della Chiesa e del mondo contemporanei.
Le sue spoglie mortali riposano nella terra ove ha lavorato e precisamente a Veyula in Tanzania, accanto ai confratelli passionisti deceduti, nel corso degli anni, nella missione africana, ora una realtà passionista ed ecclesiale di più ampio respiro, divenuta tale anche con la sua protezione e benedizione dal quel Paradiso, vero ed eterno, che il Cielo, ove lui, certamente vive nella contemplazione di Colui che lo chiamò a seguirlo più da vicino, Gesù Crocifisso.


Napoli,
29 marzo 2006

L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti

 

INIZIO PAGINA

Linea inferiore

Copyright ? No Grazie diffondete, stampate e utilizzate il contenuto di questo sito;   Risoluzione 800 x 600; Carattere piccolo;
Organizzaz. ACSMAM Associazione Culturale S. Maria Ai Monti -